Perché è giusto ricordare Ada Negri, la maestrina di Motta Visconti
Bene ha fatto l'Amministrazione di , con letture dMotta Visconti ad organizzare per il 25 settembre una rievocazione della “Maestrina di Motta Visconti”i alcuni suoi testi e accompagnamento di romanze dell'epoca. Bene ha fatto questa Amministrazione, perché la quasi dimenticata poetessa, sovversiva, socialista rivoluzionaria, fascista, repubblichina, scapigliata, impressionista, forse lesbica certamente disperata è stata la più grande poetessa italiana del '900 alla faccia del politicamente corretto
Ada Negri morì a Milano nella notte tra
il 10 e l'11 gennaio del 1945. Due giorni dopo al suo funerale c'era pochissima
gente: qualche autorità della Repubblica Sociale a cui lei aveva aderito, i
parenti e pochi altri. Eppure si trattava di una Accademica d'Italia, la prima
e l'unica donna che fece parte di questo altissimo consesso culturale. Tutti
possono ancora vedere il suo volto serio e smunto in mezzo a Guglielmo Marconi
e a Giovanni Gentile nelle fotografie dell'epoca ma l'Italia in quel momento
era all'estremo della tragica vicenda della Seconda Guerra Mondiale: dopo un
paio di mesi di quel tetro inverno pieno di neve gli Alleati avrebbero sfondato
la linea gotica e l'Italia settentrionale sarebbe insorta contro i fascisti. In
Germania, Berlino stava per essere accerchiata e la fine dell'incubo nazista
era ormai questione di settimane. Tutti lo sapevano e si apprestavano, in vario
modo e con vario animo, a vivere una nuova situazione. La Poetessa, che era
stata per tanti anni sugli altari della letteratura, cominciava ad essere
dimenticata. La sua adesione al Fascismo, che ne aveva favorito il successo,
ora diventava una colpa, i suoi libri non sarebbero più stati pubblicati, nelle
scuole per molti anni non si sarebbe parlato di lei così come nel mondo della
cultura secondo lo stile fazioso che ha sempre accompagnato la nostra storia.
Ada
Negri, nata nel 1870, aveva avuto un rapido anzi rapidissimo successo perché a
25 anni era già la più nota poetessa italiana. Successo determinato dalle sue
prese di posizione in politica, molto cariche di impegno sociale e di polemica
contro lo stato borghese e, in generale, contro i ricchi. Nell'ottobre del 1888
fu nominata insegnante elementare a Motta Visconti, aveva una classe di 107
allievi. 107 energumenti che parlavano solo il dialetto, camminavano a piedi
nudi e che, ovviamente, non riusciva a controllare se non con l'aiuto di
qualche collega. Da Motta mandò al Corriere della sera la poesia “Gelosia”,
aveva già pubblicato qualcosa sul Fanfulla da Lodi, il direttore Barbiera del
supplemento letterario Illustrazione Popolare la pubblica con un lusinghiero
giudizio.
Un anno
dopo la scrittrice e letterata Sofia Bisi Albini viene a Motta per conoscerla e
da quel momento partono una serie di giudizi positivi sulle maggiori riviste
letterarie italiane. Nel '94 il giovane anarchico Sante Caserio di Motta
Visconti uccide il presidente della repubblica francese Carnot. Si attiva
immediatamente una polemica dei giornali clericali contro la Negri, accusandola
di aver influenzato in senso sovversivo Motta Visconti e il giovane Caserio. Il
Secolo e il Corriere della Sera la difendono, Caserio nato nel '73 non era mai
stato suo allievo, ma tutta questa polemica non fa altro che aumentare la fama
della giovine “Vergine Rossa”, che incomincia ad essere tradotta anche
all'estero.
La Negri,
ansiosa e affannata, è forse più mutevole di quanto non si creda e il suo odio
per i ricchi è forse più che altro invidia. Nel 1896, quando le scrive il ricco
industriale biellese Giovanni Garlanda che, senza conoscerla neppure, la chiede
in sposa, accetta. Si trasferisce nella tradizionalmente borghese villa di lui
dove avrà due figlie Bianca e Vittoria. La seconda morirà ancora bambina.
Il
matrimonio con Garlanda, come era immaginabile, dura poco. Allora Ada Negri si
trasferisce in volontario esilio a Zurigo al seguito della figlia Bianca. Alla
fine della Prima Guerra Mondiale ritorna in Italia e riprende i contatti, che
non aveva mai interrotto con le amiche “sovversive”: Anna Kuliscioff - che avrà
su di lei una grande influenza, positiva nel senso letterale della parola,
perché la dottoressa russa era notoriamente positivista. Riprende contatto
anche con Margherita Sarfatti, molto autorevole nel mondo culturale milanese
che gli presenterà, vedi un po', Benito Mussolini. Questi, all'uscita del libro
Stella Mattutina che è l'autobiografia giovanile della Negri con tutti i suoi
risvolti di frustazioni sociali, scrive una lunga recensione entusiastica sul
Popolo d'Italia il 9 luglio del 1921.
Poco
prima o poco dopo - secondo la testimonianza da me raccolta dalla maestra
Cecilia Monguzzi - Ada Negri viene a Motta. Ci ritornava spesso, accompagnando
Mussolini: una riunione in una delle molte osterie del Paese con un piccolo
gruppo che gli resterà fedele fino alla fine.
La mia
opinione letteraria è uguale a zero, cioè, come dice Averroè, è uguale al
nulla. Ma se posso dirla lo stesso preferisco le prose di Ada Negri alle sue
poesie. Nella prosa si rivela uno stile moderno direttamente collegato alla
Scapigliatura e dei soggetti, per l'epoca, molto avanzati e di intenso valore
psicologico, sebbene la scrittrice conosceva Ibsen ma non Freud e la
psicanalisi. Ci sono due libri di racconti che raccomando a me stesso e sono:
Le solitarie del 1917 e Sorelle del 1929. All'interno delle Sorelle c'è un
lungo racconto intitolato “La cacciatora” che descrive la vita della piccola
comunità femminile (e anche un po' femminista) mottese del 1890, in contatto
con il personaggio anomalo della Cacciatora, un'americana che passava la
giornata con il fucile in spalla e il cane bracco ai suoi talloni. Tempi dunque
felici per i cacciatori mottesi che, oggi, invece, non trovano più niente.
Bene ha fatto l'Amministrazione di Motta Visconti ad organizzare per il
25 settembre una rievocazione della “Maestrina di Motta Visconti”, con letture
di alcuni suoi testi e accompagnamento di romanze dell'epoca. Bene ha fatto
questa Amministrazione, perché la quasi dimenticata poetessa, sovversiva,
socialista rivoluzionaria, fascista, repubblichina, scapigliata,
impressionista, forse lesbica certamente disperata è stata la più grande
poetessa italiana del '900 alla faccia del politicamente corretto
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